CentoCellule torna ad essere protagonista del quartiere con un’iniziativa a sostegno del popolo del Rojava. In quest’area del nord-est siriano ormai da 8 anni si vive un’emergenza umanitaria, aggravata negli ultimi giorni dall’invasione turca guidata da Erdogan. In queste settimane si sono già registrate migliaia di morti e feriti, un popolo abbandonato dal resto del mondo in una zona devastata dalla guerra che ha tolto risorse agricole, idriche e ambientali.
Uno dei prodotti che sarà possibile acquistare è la birra Azadì. Consumando questa birra contribuisci alla costruzione di un piccolo ospedale in Rojava per intervenire sulle emergenze e creare un sistema sanitario in un Rojava libero.
Se vuoi dare un contributo puoi farlo anche tramite bonifico. Ecco i dati:
Conto: 1000 / 00132226 Intestato a: Mezzaluna Rossa Kurdistan Italia Onlus IBAN: IT63 P033 5901 6001 0000 0132 226
Il 18 febbraio alle 19:00 non potete mancare all’appuntamento con Sensuability alla Libreria Todomodo di via Bellegra, 46 a Centocelle.
Il cortometraggio “Sensuability” continua il suo tour con l’obiettivo di sfatare stereotipi e pregiudizi legati al sesso e ai disabili. “Che cosa ci devi fare tu con questo letto?”… ad Armanda Salvucci questa frase l’hanno ripetuta spesso.
Amo i mercati. Li amo perché hanno una carica narrativa che non ha uguali. Perché raccontano senza essere interrogati. Basta aggirarsi tra i banchi dimenticando la lista della spesa – che comunque lascio puntualmente a casa –, e tra una mela e una pesca, tra un “A quanto stanno i limoni?” e un “Senti quanto so’ dolci ’ste albicocche!”, tra una pila di cassette vuote e un cane che cerca di arraffare qualcosa caduto sotto i banchi, ogni volta porti via almeno un chilo e mezzo di storie fresche fresche.
Negli ultimi 12 anni, cioè da quando vivo a Centocelle, tra i mercati rionali del quartiere ho riempito sporte e sporte di queste storie qui, fatte di colori, voci, volti che hanno sempre qualcosa di buono da dirti. Ecco perché ti invito a intraprendere questo viaggio tra i mercati di Centocelle.
Il 28, 29 e 30 settembre l’arte di strada arriva nel nostro splendido quartiere: giocolieri, acrobati, clown, teatro, danza e musica animeranno le vie di Centocelle con il Buskers in Town.
Torna per il quarto anno consecutivo il primo festival buskers metropolitano che vedrà nel quartiere di Centocelle il palcoscenico ideale dell’arte di strada in tutte le sue declinazioni.
Nella seconda puntata dedicata agli spazi verdi di Centocelle parliamo di Parco Somaini, Parco di Centocelle, Parco Madre Teresa di Calcutta, Parco Filippo Teoli. Facciamo anche una piccola incursione in un quartiere vicino per scoprire un altro grande parco a due passi dal nostro quartiere!
Parco Somaini
E’ un piccolo parco esteso su circa 2 ettari tra Via Anagni, Via dei Gordiani e Viale della Primavera. Pur non essendo riconosciuto come parco pubblico, e non godendo, quindi, della cura e della manutenzione municipale, svolge un’importante funzione per gli abitanti e le abitanti del quartiere, e soprattutto per i loro cani! Qui si ritrovano tutti i giorni decine di persone con i loro amici quadrupedi, che in questo parco trovano uno spazio verde dove correre e giocare. Nel tempo è diventato un luogo di aggregazione e socialità anche per i padroni dei cani, sono nate amicizie e anche un comitato, che chiede proprio il riconoscimento del parco come tale e, quindi, interventi di riqualificazione, quali un impianto di illuminazione, una pista ciclabile, delle fontanelle funzionanti, la risistemazione del parco giochi (ormai semi distrutto). Nonostante tutte le difficoltà e criticità, resta ad oggi uno spazio dove trascorrere ore piacevoli tra palme nane, pini, tigli e tanti cani!
Parco Madre Teresa di Calcutta
Il parco si estende tra Viale Palmiro Togliatti e Via dei Pini ed è visibile da Piazza dei Gerani. Nonostante sia spesso al centro di polemiche per la mancata manutenzione e pulizia del parco e per mancati interventi di riqualificazione, offre un’ampia area quasi interamente ombreggiata dove passeggiare e un’area cani attrezzata.
Parco di Centocelle
Anch’esso parco archeologico, si estende su 120 ettari tra Via di Centocelle e Via Casilina. L’area presenta molti resti tra cui tre ville di epoca romana, di cui una appartenente alla grande proprietà imperiale denominata ad Duas Lauros, cioè quella dove sorgeva la residenza dell’imperatrice Elena e che si estende fino alla già citata Villa de Sanctis. Data la sua estensione, la proprietà venne denominata Centum Cellae, da cui deriva il toponimo e il nome del quartiere.
Sul territorio dell’attuale parco venne costruito, tra il 1881 e il 1882, il Forte Casilina, mentre il restante spazio venne utilizzato, a partire dal 1909, per la realizzazione del primo aeroporto italiano, oggi non più in funzione. Completamente pianeggiante e non molto ricco di vegetazione arborea, è ideale per lunghe passeggiate, attività fisica, pic-nic, ma non nelle calde giornate estive. Una pista dell’aeroporto è ancora visibile e, curiosamente, spesso diventa un improvvisato campo da cricket o una pista da cui, grandi e piccoli, fanno decollare aeroplanini telecomandati.
Parco Filippo Teoli
Anche detto Parco di Viale della Primavera, nasce nel 1996 su un’area abbandonata compresa tra la zona di Casilino 23 e Viale della Primavera. L’azione di bonifica e riqualificazione ha previsto la sistemazione dell’area attraverso materiali di recupero (come il tufo, il legno e la ghiaia) a basso impatto ambientale, nonché il reimpianto di 107 specie di specie vegetali. Ad oggi lo spazio offre un parco tematico composto da un parco giochi e un orto botanico, e propone interventi di educazione ambientale, di botanica e di ecologia. E’ presente anche un’area cani attrezzata, realizzata grazie agli interventi di bonifica di cittadini e cittadine.
Parco Giovanni Palatucci
Il quartiere limitrofo dell’Alessandrino ospita un altro grande spazio verde, facilmente raggiungibile da Centocelle: il Parco Giovanni Palatucci, anche conosciuto come Parco di Tor Tre Teste. Costituisce la prosecuzione del parco dell’Alessandrino, cui è collegato, si estende su circa 80 ettari ed è raggiungibile da via Rolando Lanari e via Davide Campari. Inaugurato nel 2003, è stato intitolato alla memoria di Giovanni Palatucci, commissario della pubblica sicurezza e medaglia d’oro al valore civile per aver salvato la vita a 5000 ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie a un sistema di percorsi pedonali e ciclabili, realizzato alla fine degli anni Novanta, è possibile percorrere e visitare il parco, raggiungendo aree attrezzate e aree gioco per i bambini. Passeggiando tra pini, lecci, platani, tigli, pioppi e oleandri è possibili ammirare una parte di Acquedotto Alessandrino e arrivare al laghetto, dove vivono ninfee, fiori di loro e una colonia di gallinelle d’acqua. Il Parco ospita anche il Percorso Verde Ambientale, progettato dal VII Municipio: è un percorso didattico-naturalistico in cui ogni tappa è dedicata a una specie botanica o al suo habitat.
Abbiamo domandato agli abitanti di Centocelle cosa amano del loro quartiere. L’entusiasmo nelle loro risposte ci conferma che viviamo in un posto unico, in cui le connessioni umane sembrano avere una marcia in più rispetto ad altrove. Nel video c’è una raccolta di queste testimonianze, guardare per credere!
Arriva l’estate, e con lei la voglia di usare la bici per spostarsi dentro e fuori dal quartiere. Roma, si sa, è una città poco gentile con i ciclisti, ma di anno in anno la situazione migliora un po’ di più. Vediamo assieme quali itinerari in bici possiamo sperimentare per muoverci, in città in generale e a Centocelle in particolare. Mani salde sul manubrio e… via!
Pedalare in città: quale bici per Roma?
La domanda è legittima, dato che il territorio romano è vario e passa da aree verdi a cemento cittadino in pochi chilometri. Il tipo di bici che consigliamo dipende soprattutto dal tipo di ciclisti che siamo: usiamo la bicicletta per andare al lavoro? per le gite fuori porta? per fare commissioni?
Mountain bike e fat bike
Se le nostre mete preferite sono la natura e gli spazi verdi – e non abbiamo paura di addentrarci in zone poco addomesticate dalla presenza umana – la risposta è sicuramente una MTB, o mountain bike. Bici più leggere e veloci mal si adattano a terreni accidentati, a sentieri coi ciottoli, a collinette da scalare: servono dei copertoni che garantiscano una buona aderenza e marce che permettano di massimizzare la potenza della pedalata sulla base della pendenza del terreno.
Una variante della MTB che di recente sta riscuotendo grande successo è la fat bike, ovvero un tipo di bici che monta cerchioni e ruote ancora più larghi delle MTB tradizionali. Le ruote delle fat bike, per larghezza e pressione, offrono assoluta aderenza anche dove le MTB tentennano: su sabbia, neve, fango e superfici impraticabili come greti di fiumi o rotaie.
Non tutti questi esempi sono facili da rapportare all’esperienza ciclistica romana… Ma se vi piace pedalare sul litorale di Ostia, potreste aver trovato la bici che fa per voi.
City bike
Mettiamo ora il caso, e qui parlo per esperienza diretta, che siate tra i folli che decidono di usare la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano: niente concessioni alla mobilità mista bici/metro, siamo soli con il nostro sudore contro il traffico di motorizzati. Qui le valutazioni da fare sulla bici migliore per spostarsi in città devono tenere conto di due fattori principali: la necessaria velocità di reazione e un itinerario a pendenza variabile.
Il miglior compromesso per scattare dove necessario e non perdere un polmone mentre si scala una salita è sicuramente una city bike con le marce: rapida sull’asfalto ed efficiente nelle arrampicate.
Per fare un esempio familiare, percorrere tutta la Prenestina da Tor dè Schiavi a Porta Maggiore significa incontrare almeno tre salite piuttosto impegnative: tra Tor dè Schiavi e Villa Gordiani, poco prima di Largo Telese, da Piazzale Prenestino al deposito ATAC. Questo stesso tratto è punteggiato da diversi semafori, che significano per noi frenate e ripartenze. Oltre ai mille occhi necessari per vedere e prevedere le mosse dei nostri vicini a quattro ruote, è essenziale che la bici che cavalchiamo risponda con prontezza ai ritmi frenetici del traffico romano.
Vi siete stancati anche solo a leggere? Lo immagino, e infatti anch’io ho smesso da qualche anno (di andare in bici, non di leggere). Ma non mi passa mai il pensiero che presto o tardi mi rimetterò in sella: sopravvivere da ciclisti urbani a Roma vale più che scalare l’Everest, e sfiorare la morte per disattenzione propria o altrui ma riuscire a scriverne è un forte tonico per il proprio ego.
Bici pieghevoli e a pedalata assistita
Ma non tutti i ciclisti sono in cerca di emozioni forti, anzi: c’è chi si accontenta di arrivare al lavoro viaggiando in metro (o in macchina, parcheggiando a distanza) e completando il tragitto in bici – il cosiddetto trasporto intermodale. In questo caso la bicicletta da scegliere rientra sicuramente nella categoria delle bici pieghevoli, dalle dimensioni contenute, leggere e veloci, che chiuse occupano poco spazio e che sono un’alternativa intelligente ad ore passate nel traffico a cercare parcheggio.
Chi compra una pieghevole fa un investimento e di solito ha una progettualità legata ad un lavoro di ufficio, a percorsi settimanali obbligati: se un tempo il mezzo di trasporto irrinunciabile era l’automobile, ora la vita cittadina offre – a chi le sa vedere – tante opportunità di trasporto alternativo sempre più incentivate anche dalle amministrazioni locali.
A questo proposito, un ultimo tipo di bicicletta da prendere in considerazione è la bici a pedalata assistita, detta e-bike se alimentata da un motore elettrico (la quasi totalità di questo tipo di bici lo è). In questo caso all’azione propulsiva umana si aggiunge o sostituisce quella di un piccolo motore che ha un’autonomia variabile tra i 20 e il 150 km, autonomia determinata dalla batteria che alimenta il motore, dal percorso, dal peso e dalla velocità del ciclista, dal fondo stradale. Come nel caso delle bici pieghevoli il costo è un vero e proprio investimento, e la sua sostenibilità è da valutare sulla base di un’analisi attenta delle proprie esigenze di spostamento.
Centocelle è bike-friendly: ciclofficine e rivenditori di biciclette.
Per chi cerca per la prima volta informazioni su come costruire una bicicletta o dove comprare bici a Centocelle, possiamo dire che pochi altri quartieri romani reggono il confronto quanto a varietà dell’offerta.
Ciclofficine
Le ciclofficine mettono a disposizione attrezzi e assistenza tecnica a chi abbia bisogno di riparare la propria bici, in cambio di un piccolo contributo che andrà a sostenere le loro attività. Spesso accettano vecchie bici per estrarne pezzi di ricambio, e in generale la loro filosofia è incentrata su una critica alla mobilità tradizionale, sul riciclo e il riuso, sulla promozione di una visione alternativa del trasporto cittadino.
A Centocelle e dintorni ce ne sono quattro, eccole:
Ciclofficina popolare Luigi Masetti
spazio sociale CentoCelleAperte, via delle Resede 5
Aperta martedì e mercoledì pomeriggio dalle 17 alle 20
Per chi ha esigenze ciclistiche non soddisfabili col fai-da-te, per mancanza di tempo o per necessità particolari, Centocelle offre anche dei negozi di biciclette “tradizionali” dove comprare bici o pezzi di ricambio. Eccoli:
Centocicli
via Filippo Arena 26/28
telefono: 3478631984 – 3930049676
Mobilità sostenibile a Roma: come spostarsi da e per Centocelle con bici e mezzi pubblici.
Nel tempo che la mobilità romana impiegherà ad assomigliare a quella dei nostri sogni, possiamo intanto approfittare dei mezzi pubblici per un assaggio di trasporto sostenibile.
Se percorrere lunghe distanze in bici in una città come Roma può essere eccessivamente faticoso, poter contare su metro e tram per dividere il percorso in più tappe diventa essenziale.
Da gennaio 2017 è stato ampliato il numero di linee pubbliche sulle quali le biciclette possono viaggiare, ma ci sono ancora delle limitazioni che rendono necessario organizzare con precisione gli itinerari. Ecco in dettaglio come e quando le bici possono salire sui mezzi Atac.
Bici più metro
Metro A
raggiungibile da Centocelle in bici percorrendo viale Palmiro Togliatti (dotata di pista ciclabile per quasi tutta la sua lunghezza) fino a Cinecittà.
Sulla metro A le biciclette pieghevoli viaggiano gratis tutta la settimana e per tutta la durata del servizio. Le bici non pieghevoli viaggiano gratis per gli abbonati (altrimenti è necessario il biglietto) e nei giorni feriali sono ammesse solo in alcune fasce orarie: da inizio servizio alle 7, dalle 10 alle 12, dalle 20 a fine servizio. Nei giorni festivi, invece, e per il mese di agosto possono viaggiare per tutta la durata del servizio.
Attenzione: i vagoni abilitati al trasporto delle bici – la prima carrozza – hanno un segnale che li identifica (bicicletta rossa su fondo bianco).
Metro B
raggiungibile da Centocelle in bici percorrendo viale Palmiro Togliatti fino a Ponte Mammolo, anche in questa direzione con un buon tratto percorribile su pista ciclabile. Sulla metro B valgono le stesse condizioni di trasporto già viste per la metro A.
Metro C
non serve uscire dal quartiere per raggiungerla: Mirti, Gardenie e Teano sono le tre fermate che la metro C fa dentro Centocelle. Gli orari di accesso alla metro per le bici sono gli stessi validi per le linee A e B, ma le due ruote vengono ospitate nelle carrozze centrali invece che sul primo vagone. I tornelli bike-friendly sono contrassegnati con un adesivo, e alle banchine si accede solo attraverso gli ascensori.
Attenzione: fino al 27 ottobre 2017 la metro C chiude alle 20.30 a causa dei lavori per il prolungamento del percorso fino a San Giovanni.
Roma Lido
bici ammesse solo sulla prima carrozza, nei giorni feriali con due orari distinti a seconda del senso di marcia:
verso Ostia: da inizio servizio alle 12.30, dalle 20 a fine servizio;
verso Roma: da inizio servizio alle 7, dalle 10.30 alle 13, dalle 16 a fine servizio.
Nei giorni festivi, il sabato e ad agosto l’accesso è consentito per tutta la durata del servizio.
Bici più tram o bus
Anche qui vale la regola del trasporto di bici gratuito per gli abbonati, altrimenti c’è da pagare un biglietto in più; le bici pieghevoli, già lo sappiamo, viaggiano gratuitamente sempre e a qualsiasi orario. Su quali autobus si può portare la bici? Le linee che interessano più da vicino gli abitanti di Centocelle sono:
412
la linea che collega Centocelle con la stazione Tuscolana – passando per via Prenestina – è accessibile alle biciclette nei giorni feriali da inizio servizio alle 7, dalle 10 alle 12 e dalle 20 a fine servizio; sabato, festivi e tutto agosto, transito libero.
5, 14, 19
gli stessi orari validi per il 412 si applicano anche ai tram, ma l’accesso è consentito solo sulle vetture Jumbo – ovvero i tram col pianale ribassato, che su queste linee viaggiano insieme ad altre vetture più datate; potremmo dire che ogni due tram non-Jumbo passa un Jumbo. La minore frequenza di vetture agibili sulla singola linea è però compensata dal fatto che 5, 14 e 19 condividono un lungo tratto di via Prenestina, riducendo tempi di attesa potenzialmente lunghi.
Bici più treno
Su tutti i treni regionali si può trasportare gratuitamente la propria bici pieghevole, a patto che da chiusa le dimensioni non superino gli 80x110x40 cm. Nel caso di bici non pieghevole, il trasporto è ammesso limitatamente ai posti disponibili, sui treni che espongono il pittogramma col disegno della bici. Se una pieghevole viaggia gratuitamente, per una non pieghevole dobbiamo acquistare un biglietto uguale a quello con cui viaggiamo noi, o un supplemento bici della durata di 24 ore. I gruppi di almeno 10 persone devono chiedere un’autorizzazione almeno una settimana prima, rivolgendosi alla propria Direzione Regionale di Trenitalia.
sono due parchi collegati fra loro che si estendono tra i quartieri Quarticciolo e Alessandrino. Al loro interno troviamo zone di interesse archeologico (i resti dell’acquedotto Alessandrino, 226 d.C.), percorsi didattici sul verde, un teatro all’aperto, boschetti e… ampi tratti di percorsi ciclabili! Da Centocelle ci si arriva attraversando viale Palmiro Togliatti e imboccando via Molfetta: il parco è ben visibile sul lato destro della strada dopo qualche minuto di pedalata. Per avere un’idea dei percorsi al suo interno, su PisteCiclabili.com troviamo due itinerari: nord-sud ed est-ovest.
Parco archeologico di Centocelle
è un grande parco di 120 ettari che dalla via Casilina – poco dopo l’incrocio con viale Palmiro Togliatti – arriva fin dentro al quartiere Don Bosco. Storicamente è molto importante per i ritrovamenti archeologici al suo interno (due depositi e tre ville risalenti all’epoca romana, a partire dal VI secolo a.C.), e per aver ospitato il primo aeroporto italiano: per approfondire, ne abbiamo parlato anche qui e qui.
L’area è di immenso valore per la collettività, ma minacciata su più fronti: l’inquinamento ambientale (da gennaio 2017 si parla di “terra dei fuochi romana”) e il progetto di ampliamento dell’area militare adiacente hanno avuto l’effetto di spingere gruppi di cittadini e ciclisti a mobilitarsi per la bonifica e la fruibilità pubblica del parco.
Dei 120 ettari circa 33 sono attualmente aperti al pubblico: sul blog I Diari della Bicicletta un interessante articolo sull’evoluzione dell’accessibilità dell’area.
Villa De Sanctis
poco più avanti sulla Casilina rispetto al Parco di Centocelle, Villa De Sanctis – o Parco Casilino-Labicano – è un parco più piccolo, con una superficie di 12 ettari, ma altrettanto interessante. Al suo interno troviamo una villa padronale, il Parco delle Sculture con cinque opere di arte contemporanea, il mausoleo di Elena – monumento funerario dedicato alla madre dell’imperatore Costantino I, una tomba romana sormontata da un gazebo (visibile dalla strada) e un centro sportivo.
Ha tre accessi sulla via Casilina e un quarto su via dei Gordiani, all’altezza del Casilino 23. Al suo interno ci sono diversi tracciati di percorsi pedonali, praticabili anche in bici.
più che Roma est dovremmo parlare di Roma nord-est, dato che la vastissima area verde (650 ettari) si estende da Colli Aniene a Tor Sapienza, da Pietralata a Monte Sacro, su entrambe le rive del fiume.
La riserva è di grande interesse naturalistico e faunistico: è popolata da papiro, iris, sambuco, trota fario. Nella sua grande estensione ospita anche la tenuta della Cervelletta, con un casale storico (la torre risale al Medioevo) strappato all’urbanizzazione selvaggia negli anni ‘80 dagli abitanti del confinante e allora neonato quartiere di Colli Aniene.
Ritornando più specificamente a Roma est, il parco degli Acquedotti fa parte del più esteso Parco Regionale dell’Appia Antica, ed è raggiungibile da Centocelle attraverso via Palmiro Togliatti in direzione Cinecittà. Prende il nome dalle condutture idriche costruite in epoca romana sul suo territorio: tra sotterranei e visibili sono presenti 7 acquedotti, il più recente dei quali (Felice, ultimato nel 1590) è ancora in funzione. Un breve tratto di strada lo separa dal parco di Tor Fiscale, che prende il nome dalla torre medievale all’intersezione tra gli acquedotti Claudio e Marcio.
I percorsi in terra battuta all’interno del parco degli Acquedotti sono pevalentemente pianeggianti e facili da seguire; al suo interno troviamo una rigogliosa flora (olivi, mandorli, macchia mediterranea) e fauna (ricci, volpi, moscardini e topi selvatici).
Bici e bimbi: quali percorsi per famiglie con bambini?
Che gli spostamenti all’interno di Roma non siano semplici né rilassanti è ormai una realtà tanto assodata da lasciarci insofferenti e costringerci a trovare altre dimensioni di spostamento, specie se con noi ci sono dei bimbi. Come abituare i piccoli a muoversi in bici evitando le insidie, e aggiungere a questo una pedalata in uno scenario piacevole e protetto? Ecco qualche idea.
Bike to school
Bike to school è un progetto gestito da volontari e attivo a Roma, Milano e Napoli, che ha lo scopo di sostenere la mobilità alternativa in città e di sviluppare l’autonomia dei bambini accompagnandoli in tragitti di solito a loro preclusi. In cosa consiste? Una volta al mese bambini e adulti vanno assieme a scuola in bici, seguendo un percorso adatto ai piccoli. A Centocelle Bike to school funziona per l’Istituto comprensivo Via Tor dè Schiavi e la scuola elementare Fausto Cecconi di Piazza delle Giunchiglie. Sulla pagina Facebook Bike to school Centocelletutti i dettagli sulle uscite.
Itinerari nel quartiere
Tutti i parchi di cui abbiamo parlato poco sopra hanno dei tratti ciclabili adatti ai bambini: se non per tutta la loro estensione, almeno per buona parte. In più aggiungiamo alcuni percorsi interni a Centocelle o nelle immediate vicinanze, appoggiandoci anche alla presenza di alcuni piccoli tratti di pista ciclabile.
Attorno al Forte Prenestino: parco e pista ciclabile
Si entra nel parco dall’ingresso di via delle Palme, si costeggia il campo da basket e si prosegue verso il Forte. All’incrocio tra via Filippo Arena e via Giuseppe Lusina inizia un tratto di pista ciclabile che continua su via Prenestina, via Pirrotta, via delle Abelie e via dei Larici, per poi sbucare di nuovo su via delle Palme. Su PisteCiclabili.com troviamo l’itinenario dei luoghi attraversati.
Villa Gordiani: ciclabile e parco
Appena fuori da Villa Gordiani troviamo un tratto di ciclabile: su via Dignano D’Istria e viale della Venezia Giulia, il perimetro esterno del parco è percorribile anche in bici – con un tratto che si allunga anche dentro il parco, su via Mariano Romiti. Sebbene non sia del tutto consigliabile per i bambini, almeno la parte ciclabile di viale Venezia Giulia è ampia, non comprende attraversamenti in tratti trafficati e permette ai piccoli di prendere confidenza con un tracciato urbano per due ruote. Su PisteCiclabili.com l’itinerario completo, e cliccando qui un nostro approfondimento sulle attrattive del parco.
Parco delle Energie
Un po’ più distante da Centocelle – ma sempre lungo la Prenestina – il parco delle Energie sul lato strada è costeggiato da un tratto di pista ciclabile e al suo interno ospita un tracciato percorribile in bici. Dentro al parco ci sono un’area giochi per i bambini, una ludoteca, una serra, un’area cani. Vicino, il lago dell’ex Snia – accessibile da un ingresso su via di Portonaccio: un bacino d’acqua “accidentale” creatosi a partire da un incidente di cantiere, ma che ora ospita un ecosistema peculiare ed è balneabile.
Questo articolo è dedicato alla memoria di Mario Caldaro, artigiano telaista e fondatore della Cicli Caldaro, storico laboratorio in via dei Frassini a Centocelle, venuto a mancare nel maggio scorso.
Chiunque viva a Centocelle prima o poi sente raccontare la storia di Marco Dominici.
Una storia che non ha di certo un lieto fine o meglio non ha una fine.
La domenica del 26 aprile 1970 Marco ha 6 anni, è appassionato di pallone e film western come tutti suoi coetanei. Abita in via dei Ciclamini a due passi dall’oratorio Don Bosco e dopo pranzo chiede alla mamma il permesso di andare al cinema che si trova all’interno della congregazione dei Salesiani. Quella sera però non torna a casa.
Subito scattano le ricerche e si interrogano i compagni di giochi: Massimo Rosseni, il bambino che abita nel suo stesso palazzo, afferma che al cinema Marco era seduto accanto ad un ragazzo sui vent’anni vestito di nero e dopo la proiezione si è allontanato verso il Quarticciolo anziché tornare a casa. Alcuni lo hanno visto invece salire su una berlina rossa, altri dicono di non averlo mai visto arrivare all’oratorio quel pomeriggio. Sin dai primi momenti non si hanno certezze se non che il bambino non si trova da nessuna parte. Sembra essersi volatilizzato.
Nelle ricerche capeggiate dal Dr. Palmieri vengono impiegati cani poliziotto del centro cinofilo di Nettuno e più di 800 agenti.
Si cerca nei campi Rom, nelle fungaie del parco di Centocelle, nelle condutture di scarico. Saranno interrogati, senza ottenere dati rilevanti, più di 1000 ragazzi.
Le indagini si orientano soprattutto nell’ambiente della prostituzione e tra i cosiddetti “deviati” del quartiere. Il responsabile dell’oratorio Don Mario Ballerini fa il nome di Giuseppe Soli, un uomo di 33 anni originario di Ragusa appena uscito dal manicomio Santa Maria della Pietà e subito parte la caccia al mostro. Nei giorni successivi alla scomparsa, Giuseppe, che viveva col fratello al Tuscolano, si era allontanato da Roma. Viene ritrovato a Caserta dai Carabinieri mentre cerca di rubare una bici. Portato in caserma e interrogato è subito rilasciato per insufficienza di prove e rispedito in manicomio.
Nel frattempo il caso è sui giornali e tutta Italia si stringe intorno alla famiglia del piccolo.
La madre Paola ha altri due figli a cui badare, il padre Roberto lascia il lavoro per mettersi alla ricerca di Marco, battendo metro per metro non solo Centocelle ma tutta la città, spingendosi fino all’Eur e oltre.
Centinaia di segnalazioni arrivano alla polizia. Una vicina dei Dominici riceve la telefonata di una donna che dice di avere Marco con sé, di non preoccuparsi e abbandonare le ricerche. In realtà si trattava soltanto dell’ennesima mitomane.
Fra tutti gli avvistamenti solo uno risulterà attendibile, quello dei coniugi Astolfi che alle tre di notte sentono un bambino piangere sotto la loro abitazione in via del Campo 50 all’Alessandrino. La reazione che hanno è quanto mai insolita e umanamente inspiegabile. Impauriti non aprono alla richiesta d’aiuto del piccolo e si chiudono dentro casa. Questa sarà l’ultima volta che Marco viene visto in vita. Forse poteva essere salvato, forse no. Non lo sapremo mai. Da tutti Roberto Dominici ottiene solidarietà e la massima disponibilità tranne che dall’oratorio, che spesso gli chiude le porte, come lui stesso dichiara in un’intervista rilasciata a “Chi l’ha visto?” nel 2014.
Passano giorni, mesi e anni, di Marco nessuna traccia.
Fino al 1977.
Nel maggio di quell’anno Antonio Zacaria, Pietro Finamore e Fabrizio Alfano, tre ragazzi del quartiere, si calano all’interno dei cunicoli del Forte Prenestino (all’epoca ancora in stato d’abbandono) per cercare residuati bellici da vendere a Porta Portese. Con molta sorpresa trovano invece dei resti umani di varia natura: in un sacco di plastica la costola di un bambino, dei brandelli di stoffa e le scarpette indossate da Marco il giorno della scomparsa. Sparsi nell’arco di 7 metri quadrati ci sono altre ossa di bambini, adulti e animali. Avvertita la polizia viene subito setacciato il cunicolo, tra i reperti conservati ci sono anche un maglioncino e una tutina da calcio.
I familiari di Marco sono scettici, ci sono oggetti appartenenti al figlio ma come avere la certezza che quelle siano davvero le sue ossa? All’epoca non esisteva ancora il test del DNA.
Si scopre immediatamente che l’ingresso nel cunicolo è possibile, oltre che attraversando un fossato molto impervio, attraverso due botole entrambe murate e con accesso da luoghi interni all’oratorio. Diversi testimoni dichiareranno che l’apertura di queste caditoie fu murata successivamente alla scomparsa del bambino.
In troppi si chiedono come mai il Forte Prenestino non sia stato setacciato da cima a fondo quando Marco è scomparso, essendo così vicino all’oratorio. Non si avrà una risposta. Il ritrovamento delle ossa riapre le indagini e si torna a parlare di Giuseppe Soli, l’unico indiziato, di nuovo arrestato cautelativamente e poi processato. Tenuto in carcere per ben tre anni viene infine assolto con formula piena grazie anche all’avvocato Rocco Ventre, fra i pochi a credere fermamente nella sua innocenza a differenza della stampa e dell’opinione pubblica colpevolista.
Facile scaricare tutto sul malato di mente ma molte cose non tornano, troppe le piste scartate o non approfondite. Nello stesso anno della scomparsa alcuni sacerdoti ed educatori del Don Bosco furono arrestati per atti libidinosi ma nessuno ricollegò questi fatti alla scomparsa di Marco, nemmeno si riuscì a capire in che momento l’accesso alle botole fu murato o chi fosse l’uomo vestito di nero seduto accanto al bimbo nel cinema.
Come se non bastasse qualche anno fa il comune di Roma ha avviato le pratiche di spostamento dei resti del piccolo Marco in un ossario. Roberto Dominici ha dovuto pagare 3000 euro per far sì che ciò non accadesse, se non altro per poter un giorno eseguire il test del DNA e sapere una volta per tutte se dentro quella cassa c’è davvero suo figlio.
Dopo la prima edizione del 2016 svoltasi a Bologna, quest’anno, dal 26 al 28 maggio, è tornato il Festival delle cucine popolari autogestite, presso il C.S.O.A. Forte Prenestino.
A partire dalla consapevolezza che le scelte quotidiane relative all’alimentazione e al cibo non sono neutre, ma al contrario si inseriscono nel sistema economico e politico attuale, il Festival ha costituito uno spazio di incontro per tutte le realtà che propongono un modo alternativo di intendere l’esperienza culinaria. L’intento è stato quello di riunire tutte le cucine di strada, le mense, le osterie e le trattorie autogestite e popolari che volessero confrontarsi sull’idea e sulla pratica della cucina come spazio di riflessione e rivendicazione politica.
Il Festival si è svolto presso il Forte Prenestino nelle giornate di venerdì e sabato, alternando tavoli di discussione a colazioni, pranzi e cene collettivi. Domenica, invece, le cucine sovversive sono uscite dalle mura del Forte e si sono ritrovate a Largo Agosta per una giornata di mercato, cucina di strada, performance e laboratori a contatto diretto con il quartiere.
Se c’è qualcosa di cui a Roma si sente la mancanza è senza dubbio l’aria pulita, il silenzio, i suoni e i colori della natura. Le giornate scorrono tra le tangenziali, il GRA, le sopraelevate, i palazzoni, il traffico e i lavori della metro C – e, certo, anche l’Acquedotto romano, il Colosseo, i Pini marittimi, gli stormi di storni che ripetono la stessa danza a tutti i tramonti, le stradine di Trastevere e tutte le altre bellezze che rendono meno asfissiante il caos capitolino. Tra le (molte) cose che possono risollevarci anche nelle giornate in cui vorremmo che una colata di lava seppellisse questa città così faticosa c’è il fatto che Roma offre circa 45.000 ettari di verde, tra Parchi, Riserve naturali, giardini pubblici e parchi urbani. Restringendo la ricerca al solo quartiere di Centocelle e parte di Borgata Gordiani, scopriamo che i parchi sono ben sette: Villa Gordiani, Villa de Sanctis, Parco Somaini, Parco di Centocelle, Parco Madre Teresa di Calcutta, Parco del Forte Prenestino e Parco Filippo Teoli. Iniziamo a conoscerli nel dettaglio…
Villa Gordiani
Estesa su entrambi i lati della Prenestina all’altezza dell’incrocio con via Olevano Romano (precisamente al miglio III di Via Prenestina), è un parco archeologico che ospita i resti di una villa patrizia appartenuta alla famiglia imperiale dei Gordiani, della quale fecero parte tre imperatori del III secolo: Gordiano I, Gordiano II e Gordiano III. Fanno parte del complesso archeologico anche un colombario, due cisterne e un vestibolo (databili tra il II e il IV secolo), il Mausoleo dei Gordiani, la Basilica Costantiniana e Tor de’ Schiavi. Quest’ultima, in particolare, venne innalzata nel XIII secolo su un’Aula ottagonale risalente al III secolo, ed è proprio questa torre a dare il nome all’omonima strada. Il parco si estende per 13 ettari e presenta una grande varietà di piante: possiamo trovarvi cipressi, platani, olmi, aceri, pini marittimi, alberi di Giuda ed oleandri. Oltre a offrire dei meravigliosi scorci di rovine romane immerse nel verde (e abitate dai gatti della colonia felina) e sentieri per passeggiate rilassanti, la Villa ospita due aree gioco per bambini, un campo da bocce e un campo di calcio.
Villa de Sanctis
Il Parco di estende su 12 ettari tra via dei Gordiani e via Casilina. La storia della Villa è lunga e tortuosa: inizia nel 1942, quando Filippo de Sanctis lasciò all’Ente Comunale Assistenza di Roma la sua proprietà, comprendente la villa e il parco circostante, e finisce, dopo moltissime difficoltà, nel 1995, quando vennero inaugurati i primi tre ettari di parco. Anch’essa ospita più di un reperto archeologico, in particolare il Mausoleo di Elena, costruito dall’imperatore Costantino I tra il 326 e il 330, e le Catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, realizzate tra il 100 e il 200 d.C. (visitabili il sabato e la domenica). Al di sotto del parco si trovano le catacombe dei Santi Marcellino e Pietro, oltre a sepolcreti e colombari non più visibili. Nel settore nord-est della Villa è stato realizzato il Parco delle Sculture, in cui sono esposte 5 opere d’arte contemporanea, realizzate da 5 artisti e artiste utilizzando 5 materiali diversi (acciaio, vetro, vetroresina, travertino e terracotta). In seguito a un intervento di riqualificazione terminato nel 2010, oggi il parco presenta un nuovo impianto di illuminazione, un parcheggio gratuito e un’area cani. Estendendosi su un’area interamente pianeggiante, è ideale per lunghe passeggiate, per fare attività fisica e far scorrazzare i nostri amici pelosi. Molto ampia è anche la varietà di piante presenti nella Villa: vi troviamo pioppi, cipressi, olivi, farnie, ciliegi, prunus e palme nane.
Parco del Forte Prenestino
Il Parco si estende all’esterno dell’omonimo Forte, nonché attuale centro sociale autogestito, ed è raggiungibile da via Federico Delpino e via delle Palme. Il parco è quasi completamente ombreggiato da grandi alberi di Eucalipto e offre un campetto da basket, un’area giochi e un’area cani.