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Autore: Chiara Garozzo

Domenica, pioggia e melanzane

Primo giorno di pioggia dopo un tempo talmente indefinito che mi sento emozionata neanche stesse nevicando!
Ottima scusa per una domenica dai ritmi “bukowskiani”, lenta, asociale, nerd.

La solita frenesia di schizzare dal letto per fare cose è del tutto anestetizzata, così resto arrotolata ad involtino nel letto fino a mezzogiorno, quando la bella arietta fresca mi inonda la stanza con un arcobaleno di odori. Il vicinato si è scatenato nella solita gara master chef della domenica. E’ un attimo che lo stomaco prende il sopravvento sulla pigrizia laddove non hanno vinto le necessità fisiologiche, mi srotolo e me ne vado diretta in cucina in cerca di cibo.

Trovo del caffè avanzato che metto a scaldare, pessimo, decisamente, ma è sempre una giornata pigra, va bene così! Mi ricordo di avere pezzetti di dolci vari rimediati alla festa di ieri, inizio a fagocitarne un pezzetto dietro l’altro, prima la crostata, poi torta della nonna, torta di mele, rotolo alla cioccolata. Di nuovo torta della nonna. Al bis arriva il colpo di grazia, in un attimo mi sento come una che si sta alzando dalla tavola il giorno di Natale e nel tentativo di raggiungere la doccia cedo ad una siesta digestiva sul divano. Un pit stop ci sta, così ne approfitto per un giretto di ricognizione tra la home di facebook e quella di instagram, dove è tutta una gara di ironia tra commenti sul tempo e foto di situazioni esilaranti in una città presa sotto scacco da un acquazzone ottobrino.

Diluvia a vento, le gocce di pioggia che mi schizzano addosso mi distraggono dall’impegnativa lettura e con l’allarmismo di un bradipo che esce dal letargo (che poi neppure ci vanno in letargo!) trovo l’ispirazione di alzarmi per salvare casa dall’allagamento. Serve un’altra tazza di caffè, stavolta però devo preparare la moka. Altra sigaretta. Passetti veloci mi raggiungono mentre aspetto che la caffeina faccia il suo dovere, Zip, il mio compagno di vita quadrupede mi sta comunicando che è il momento. Diluvio o meno. Opto per una scelta rapida, tuta sul pigiama, trucco del giorno prima dall’effetto panda, un keeway stropicciato al gusto naftalina, e via.

No, come al solito non è mai buona la prima! Rientro al volo per un rapido punto della situazione gastronomica della casa; apro il frigo, vuoto; nella dispensa, un solitario pacco di pasta. La desolazione. Confido nell’apertura domenicale del mio bangla alimentari del cuore per salvarmi il pranzo.
Mentre passeggio penso a qualcosa di facile, veloce e low-cost che possa appagare stomaco e palato.
Boh! Sotto sto diluvio si dilavano pure le riflessioni.

Trovo aperto, entro ancora con le idee confuse girando su me stessa, nel banco frigo vedo del parmigiano, mi ricordo del solitario pacco di pasta, lo prendo. Mi volto, l’unico ortaggio dall’aria invitante è una melanzana, prendo anche lei. Che altro, ma sì, un chinotto per un po’ di bollicine e un pacchetto di olive verdi per azzittire il languorino.
Momento socialità della giornata esaudito, si torna a casa. Mi sparo una motivante playlist rock e inizio a sbucciare la melanzana. Poi ne faccio tanti piccoli pezzettini. Prendo una padella, ci butto dentro dell’olio evo e un paio di spicchi d’aglio, lascio a soffriggere un po’ giusto il tempo di dorarsi e aggiungo la melanzana. Nel contempo metto sul fuoco la pila dell’acqua per la pasta.
Dopo una decina di minuti spesi a rimpizzarmi di olive, inizio a improvvisare l’aggiunta dei primi ingredienti, una manciata di pan grattato e un pizzico di sale, lasciando il tutto a cuocere a fuoco medio basso girando di tanto in tanto.

Squilla il telefono, il pranzo diventa per due. L’acqua bolle, raddoppia la dose di pasta, il condimento è abbondante, 260 gr basteranno? Ne aggiungo un altro pugno.
Torno alle melanzane, sono quasi pronte, abbasso la fiamma, le lascio a fuoco lento fino alla cottura dei rigatoni; è il momento del peperoncino, ne metto un po’ intero e un po’ in polvere, sulla mensola delle spezie trovo della salsa di soia e del carry, ne aggiungo un cucchiaino di ciascuno. Giro e spadello a fuoco alto, nel mentre scolo la pasta più che al dente (fame fame fame!) e unisco nella padella. Ancora un minuto per far amalgamare il tutto con mezzo bicchierino di acqua di cottura e oplà, pronta per l’impiattamento!
Ultima aggiunta una bella spolverata di parmigiano e buon appetito!
E pure questo giro me la sono cavata.

 

INGREDIENTI:

  • 260 gr di pasta
  • 1 melanzana grande
  • 1 cucchiaino di salsa di soia
  • 1 cucchiaino di curry
  • 1 cucchiaio di pan grattato
  • 2 spicchi di aglio
  • 1 pizzico di sale
  • olio evo q.b.
  • parmigiano q.b.
  • peperoncino q.b.

Via delle Abelie

L’odonomastica del quartiere di Centocelle è per lo più a tema botanico. Passeggiando vi sarete infatti resi conto che quasi tutte le strade e piazze portano il nome di un fiore, di un albero, o di un personaggio storico studioso di piante.
Andando per ordine alfabetico, la prima via del quartiere è “Via delle Abelie” relativa al genere Abelia che caso vuole è anche il primo in ordine alfabetico nei testi di giardinaggio.

La scelta di iniziare proprio da qui ricade anche sulla considerazione sia che il mese di ottobre è quello ideale per la messa a dimora di piantine di Abelia e sia per il fatto di essere tra le poche specie della quale anche in autunno inoltrato è possibile osservarne la fioritura.
Originario della Cina con un areale che comprende la zona himalayana, il Giappone e il Messico, questo genere arriva in Italia intorno alla metà dell’ottocento grazie al suo scopritore al quale deve il nome, Clarke Abel. Appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae e comprende una ventina di specie a portamento arbustivo raggiungendo un altezza in media di circa un metro fino anche a due in alcune specie. Le foglie sono molto piccole di forma ovale con margine dentellato, i fiorellini sono campanulati o a forma tubolare tipo trombetta di colore bianco rosato. Il frutto è un achenio legnoso.

Abelia Uniflora (fonte: botanicalillustrations.org)

La specie più comune nel nostro territorio è l’ibrido Abelia grandiflora, il suo successo come poi quello di tutto il genere, è dovuto al fatto di essere piante piuttosto rustiche senza esigenze particolari adatte alla maggior parte degli ambienti e terreni. Resistenti anche alle basse temperature, prediligono la luce diretta tollerando bene anche la mezz’ombra. L’irrigazione è importante che sia costante negli esemplari giovani, meno in quelli adulti che sopravvivono senza grandi sofferenze anche periodi di siccità più o meno prolungati. Anzi, essendo specie soggette marciume radicale è anche meglio non abbondare con l’acqua, evitando così pericolosi ristagni idrici. Non necessitano di cure particolari in termini di potature, la concimatura invece va eseguita saltuariamente solo nel periodo vegetativo.
Sempre per il fatto di essere piante molto rustiche non vengono attaccate di frequente da parassiti o da malattie, più comunemente invece possono essere colpite dagli afidi.

Abelia Grandiflora (Wikimedia Commons)

E’ per tali caratteristiche di estrema duttilità e resistenza che le specie di Abelia hanno una grande diffusione e sono le più utilizzate come essenze dai giardinieri, soprattutto in ambito urbano, rappresentando per loro una garanzia di riuscita. Quindi sono di certo tra le piante più consigliate anche per i pollici verdi principianti.
E’ un valore aggiunto anche il fatto di essere piante sempreverdi, in autunno infatti perdono pochissime foglie assumendo colorazioni calde di colore bruno rossastro che le rendono decorative per quasi tutto l’anno.

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Idee di stagione: risotto con taccole, verdure e sfogliatine di formaggio

La primavera è arrivata, le giornate si allungano, le temperature salgono e soprattutto, parlando di gola e di cucina, il mercato ortofrutticolo comincia a rinnovarsi con le varie bontà che questa stagione porta con sé. È vero che il periodo di permanenza di alcuni prodotti sul mercato si è notevolmente allungato, ma conosciamo tutti l’importanza, sia da un punto di visto ecologico che nutrizionale, di consumare frutta o verdura di stagione, così la ricetta di oggi prevede l’utilizzo di un ingrediente che proprio in questi giorni sta arrivando sul mercato: le taccole.

Quest’ultime sono una varietà di piselli non molto conosciuta che si mangia con tutto il baccello e che è molto apprezzata per il sapore dolce e delicato e le proprietà benefiche per l’intestino.
Di seguito la ricetta (vegetariana) per realizzare un ottimo risotto di verdure, formaggio croccante e taccole!

Ingredienti per 8 persone:

400gr di taccole

400gr di zucchine

1 peperone rosso

1 peperone giallo

300gr di scalogni

100ml di olio di oliva

800gr di riso a chicchi tondi

2,5 l di brodo vegetale

200gr di grana grattugiato

50gr di Emmenthal grattugiato

2 mazzi di maggiorana

sale

pepe

Mondare le taccole, spuntarle, lavarle e asciugarle; lo stesso per le zucchine che andranno poi tagliate a rondelle. Tagliare a metà i peperoni e svuotarli dei semi e delle membrane bianche, lavarli e tagliarli a cubetti. Pelare gli scalogni e tritarli finemente.

Mettere a scaldare l’olio in una casseruola da forno e rosolare un poco alla volta le verdure e il riso per circa 10 minuti.

Terminata questa fase, aggiungere del brodo nella casseruola, coprirla e infornarla a 180 gradi per 30-40 minuti, aggiungendo di tanto in tanto un po’ di brodo e mescolando spesso.

Quando il risotto sarà cotto al dente, togliere dal forno e salare e pepare q.b.

Nel frattempo in una ciotola mescolare il grana e l’emmenthal e successivamente versare parte della miscela di formaggi in una padella antiaderente spennellata d’olio, lasciandola fondere a fuoco lento.

Lasciar dorare il formaggio da entrambi i lati, poi farlo scivolare su un piatto coperto di carta da forno e fare raffreddare. Ripetere l’operazione fino ad esaurimento del formaggio.

Lavare e asciugare la maggiorana, mettere da parte qualche ramo per la guarnizione, tritare finemente il resto delle foglie e incorporarle al risotto.

Spezzettare le sfogliatine di formaggio e infilarne un pezzo su ogni porzione di risotto, alla fine guarnire con un rametto di maggiorana.

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Pasqua: uova al tegamino con patate e erba cipollina

Chi l’ha detto che a Pasqua le uova sono solo di cioccolata!?! o sode a colazione così come prevede la tradizione?!? Pensando ad un secondo piatto che sia di alternativa al solito agnello, un po’ per etica un po’ per voglia di cambiare, ma che sia comunque in tema con le tradizioni di questa festività, mi è nata l’idea di portare in tavola nel menù della domenica di pasqua delle uova!

Ovviamente essendo un pranzo ufficiale, e quindi non soggetto al conto calorie, ho cercato una ricetta più originale delle classiche preparazioni, che prevede la cottura delle uova al tegamino, ma con l’aggiunta di diversi ingredienti ottenendo un vero e proprio sfornato di uova, patate e erba cipollina.

In più, il che non guasta di questi tempi, è un piatto abbastanza economico per le tasche e piuttosto semplice nella realizzazione, senza rinunciare alla prelibatezza, il che lo rende più che adatto a questa speciale occasione.

Ingredienti per 6 persone:

2,5kg di patate novelle

500gr di pancetta affumicata

500ml di panna da montare

200gr di Emmenthal grattugiato

12 uova medie

5 cipolle bionde

2 cucchiai di erba cipollina

burro

sale e pepe macinato

Lavare e lessare le patate per 20-25 minuti, dopodichè scolarle e spellarle mentre sono ancora calde.

Tagliarle a rondelle, quindi salarle e peparle q.b.

Prendere la pancetta e tagliarla a cubetti, mettere a scaldare una padella antiaderente sul fuoco e rosolarvi la pancetta senza condire. Pelare nel frattempo le cipolle, tagliarle sempre a cubetti piccoli e unirle alla pancetta lasciandola appassire.

Ungere due grosse pirofile da forno con il burro e cominciare a riempirle con degli strati alternati di patate e di pancetta e cipolle.

Montare la panna, incorporandoci delicatamente l’Emmanthal grattugiato; una volta pronta, versare la crema sulle patate.

In ognuna delle due pirofile rompere 6 uova e infornare a 160 gradi per circa 45 minuti.

Sfornare le teglie, e servire ben caldo cospargendo prima il tutto con l’erba cipollina.

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