100Ciak: gli anni Cinquanta
Inauguriamo la rubrica dedicata ai film ambientati a Centocelle con due chicche di fine anni ‘50:
Il primo è “La finestra sul Luna Park” una pellicola del 1957 diretta da Luigi Comencini. La trama è semplice: un operaio dopo aver lavorato per alcuni anni in Kenia torna a Roma e trova la moglie morta e il figlio Mario che non lo riconosce più. Non è facile ristabilire un rapporto con il bambino, tanto che l’uomo vorrebbe affidarlo ad un orfanotrofio per poter ripartire. A complicare la situazione durante l’assenza del papà, un corteggiatore della madre, il rigattiere Richetto, si era sostituito alla figura paterna. Alla fine però anche grazie all’intervento di Richetto i due riescono a recuperare, o meglio a costruire un’intesa.
Rondolino lo definisce «Un film intimista, il rapporto d’amicizia tra un uomo e un bambino colto nelle sue pieghe psicologiche e umane, tratteggiato con fine sensibilità e tocchi delicati.”
Di Certo è un film minore nella storia del dopoguerra, che costituisce però una tappa importante nella carriera del suo autore in direzione di una più attenta e precisa indagine della realtà, come si vedrà in certe scene di “Tutti a casa” e “La ragazza di Bube”.
Luigi Comencini ha diretto nella sua carriera i maggiori attori italiani, come Alberto Sordi, Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida in Pane Amore e Fantasia, film con il quale ha lanciato la commedia all’italiana di cui è stato uno dei massimi esponenti insieme a Mario Monicelli e Dino Risi.
Nelle scene ambientate a Centocelle si vede una quasi commovente piazza dei Gerani con le luci e le giostre della festa, e parte di via dei Castani. Per chi vive qui è impossibile non riconoscere i palazzi che circondano la piazza ma il tempo trascorso e il relativo cambiamento degli spazi è evidente.
il secondo film è “La banda degli onesti” girato nel 1956 e diretto da Camillo Mastrocinque, con protagonisti Totò, Peppino De Filippo e Giacomo Furia.
Scritta e sceneggiata da Age & Scarpelli la pellicola consacrò il sodalizio artistico di Totò e Peppino ed è considerato uno dei film migliori della coppia.
La trama: venuto casualmente in possesso di una matrice di stampa per denaro, il portiere Antonio Bonocore (Totò), si mette a fabbricare banconote false con due complici. Suo figlio, finanziere, è sulle tracce di una banda di falsari e l’uomo, per non comprometterlo, decide di costituirsi. Scopre però che l’unico biglietto speso è quello autentico, servito come modello per gli altri. Salvatosi dalla galera decide di bruciare la matrice e le banconote prodotte, per sbaglio tra le fiamme finirà anche una borsa di soldi veri: il suo stipendio.
La critica non ne fu propriamente entusiasta, ma il grande successo tra il pubblico lo consacrò tra i grandi classici della filmografia di Totò.
Così ne parlò Il Messaggero: “Nel panorama non troppo consolante dei nostri film comici, questa pellicola merita una menzione onorevole. Spigliata, briosa, dotata di un dialogo vivace e di qualche genuina trovata, la storia corre diritta all’onesto scopo di suscitare risate” (13/4/1956).
La scena che ci interessa è ambientata in uno dei parchi più famosi di Centocelle: Villa Gordiani, facilmente riconoscibile dai resti del famoso ninfeo sullo sfondo, protagonisti sono due giovani, il figlio di Totò e la sua fidanzata che passeggiano nel parco. In questo caso il cambiamento è meno evidente, ma vedere sul grande schermo uno dei luoghi simbolo di Centocelle è sempre emozionante!